A cura di tiziano rossetto
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di Tiziano Rossetto
Tiziano Rossetto Spesso attraversiamo e guardiamo la città, ma solamente lo studio della sua genesi ci permette di comprenderne gli aspetti poco evidenti che talvolta sfuggono ad una considerazione superficiale.
Valigie di cartone e case di cemento –Edilizia, industrializzazione e cantiere a Torino nel secondo Novecento, edito da CELID - 2015, con prefazione del compianto Pier Giovanni Bardelli, introduzione di Fabrizio Astrua, testi di Emilia Garda, Marika Mangosio, Caterina Mele e fotografie di Carlo Ostorero (docenti presso il Politecnico di Torino), offre la possibilità di esaminare alcuni quartieri periferici torinesi. L'edilizia residenziale pubblica e l’“housing sociale” sono temi attuali, di crescente importanza in un’epoca nella quale grandi quantità di persone emigrano da Paesi politicamente ed economicamente in difficoltà. Pare dunque necessario che tecnici ed amministratori imparino dagli errori del passato -nonché dalle esperienze positive- allo scopo di favorire lo sviluppo armonico delle città ed evitare che porzioni territoriali e di popolazione cadano nell’isolamento. Il libro si apre con la storia della prefabbricazione in Europa nel dopoguerra; Fabrizio Astrua distingue e descrive i sistemi costruttivi a ciclo chiuso, a ciclo aperto e l’industrializzazione-razionalizzazione del processo edilizio. Esempi di realizzazioni inglesi e francesi, datate anni Settanta, vengono citati e confrontati con la coeva situazione italiana, in ritardo rispetto alle realtà d’oltralpe; un caso studio di edilizia residenziale piemontese conclude l’introduzione. Caterina Mele sottolinea innanzitutto la differenza tra “industrializzazione” e “prefabbricazione”, dunque delinea i mutamenti storici e produttivi che negli ultimi due secoli hanno condotto alla moderna prefabbricazione. L’autrice cita alcuni protagonisti della sperimentazione nel secondo dopoguerra, le ditte titolari dei brevetti maggiormente utilizzati, quindi spiega i piani d’intervento INA Casa e Gescal ed infine pone in luce princìpi e leggi che promossero -tra il 1945 e gli anni Settanta- la costruzione di notevoli quantità di alloggi e “megaquartieri” (teoricamente autosufficienti). Questi edifici furono in parte oggetto di programmi di recupero e riqualificazione negli anni Novanta. E’ decritto nel capitolo seguente il “boom” edilizio -di poco successivo all’adozione (1956) del piano urbanistico commissionato a Rigotti e Molli Boffa- avvenuto negli anni Sessanta. Lo sviluppo della FIAT richiamò grandi masse di popolazione e di conseguenza si venne a creare una diffusa emergenza abitativa. Si ripercorre quindi l’evoluzione del territorio torinese, ci si sofferma sui quartieri popolari nati velocemente quale risposta alle sopravvenute istanze sociali e vengono approfondite le scelte tecnologiche adottate. Emilia Garda correla le soluzioni tecniche alla sensibilità sociale, all’economia ed analizza per quali ragioni la progettazione della casa e degli arredi abbia progressivamente privilegiato un modello abitativo razionalista e moderno rispetto ad un uso di tipo “borghese”. Il discorso è poi focalizzato sui singoli quartieri di “edilizia sociale industrializzata”: una scheda riassuntiva anticipa ogni descrizione, che riguarda storia, progettisti, tecnologie, impostazione urbanistica, caratteristiche formali, imprese di costruzione ed inoltre osservazioni e considerazioni dell’autrice. Marika Mangosio esamina invece i procedimenti costruttivi. Negli anni Sessanta, poiché la forza lavoro immigrata a Torino era impegnata in gran parte nell’industria, la prefabbricazione fu la soluzione più conveniente, nell’ottica di contenere sia la manodopera, sia i costi. Per ogni brevetto di prefabbricazione impiegato, vengono approfonditi l’origine, l’impresa concessionaria, la caratterizzazione tecnologica ed i quartieri della città in cui il metodo fu utilizzato. Nelle nuove aree urbane spesso non furono realizzati i servizi e gli spazi di relazione previsti dai piani: Carlo Ostorero conclude quindi il volume con un Atlante fotografico in cui sono ritratte alcune delle Chiese che assunsero il compito di centri per l’aggregazione sociale. Corredano il testo numerose immagini, schemi tecnici ed una ricca bibliografia.
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Luglio 2020
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